Il filo nel labirinto

Il teatro alla ricerca di senso: un viaggio a base di storie, miti e leggende. E di domande per cercare con un sorriso la strada nel labirinto dell’esistenza.

Il viaggio, la ricerca

Si parte da soli.
Uno entra nella vita e presto scopre che è solo. Avere compagnia può far piacere – alcuni compagni di viaggio sono preferibili ad altri… –, ma alla fine vivere è un viaggio sempre personale. Durante il viaggio ci si può concentrare su aspetti che sembrino importanti o interessanti – la compagnia, appunto, oppure il panorama, le abitudini o gli atteggiamenti altrui, i costi, le sorprese, belle o brutte… –, ma di fatto vivere sembra sempre connesso con la ricerca di qualcosa.
Una ricerca che, pur prendendo tante forme, alla fine sembra sempre la stessa: si vorrebbe essere (più) felici.

Ma che cos’è che rende felici?

Si cerca qualcosa che manca e che ci si vorrebbe procurare. Un Graal di qualche sorta, verrebbe da dire: non sempre si sa che forma abbia e dove lo si può davvero trovare.
Ci si può distrarre e perfino dimenticarla, quella ricerca, ma sotto sotto, magari con nomi diversi – desiderio, aspettativa, perfino pregiudizio… – è sempre presente e fa da riferimento per come ci si sente durante il viaggio.

Le storie

E come si viaggia?
Di fatto, vivendo, incontrando, raccontando storie.
Noi tutti continuiamo ad attraversare storie che facciamo nostre, usandole per spiegare come ci sentiamo nel mondo.
Storie che magari ci hanno fatto intuire qualcosa di significativo proprio in ragione di una ricerca che manco eravamo consapevoli di fare.
Storie proprie, storie altrui, miti, leggende che toccano, sorprendono, divertono. Storie che potrebbero essere anche inventate, ma che per qualche ragione sono interessanti.
Storie che ci parlano.
Perché parlano di noi.
O, meglio, di aspetti di noi che ci sembrano importanti: aspirazioni, scoperte, frustrazioni, anche perdite in cui, per qualche ragione, riconosciamo memorie, vissuti, emozioni.
Storie che, durante il viaggio, sono l’unico linguaggio davvero condiviso per raccontare dove ci si trova.

Nel labirinto

Quindi, un viaggio fatto di storie.
E, in ogni caso, un viaggio alla cieca.
Certe volte nelle storie si fa riferimento a personaggi, situazioni e territori concreti, fisici. In altre si racconta di un ambito – lavoro, famiglia, amore… – legato soprattutto alla natura delle relazioni che vi si vivono.
Ma nessun viaggio ha una forma conoscibile a priori. Ogni viaggio ha un inizio chiaro – la nascita –, ma siccome l’unica conclusione altrettanto definita è la morte, il resto è semplicemente un viaggiare plasmato dalla vita stessa.

Difficile, perfino impossibile dire dunque dove nel viaggio uno davvero sia.
A bivi o crocicchi ecco comparire il dubbio. Si vorrebbero mappe, segnali, indizi: quale strada prendere?
Insomma, se una forma devono avere questi spazi da esplorare, sembrerebbe quella di un labirinto, con possibili mostri annessi: aree o relazioni che per qualche ragione si soffrono, spaventano, sollecitano pregiudizio.

Ai labirinti che esploriamo possiamo quindi dare un nome, certo, ma in questo viaggio non basta.
È come se si incrociassero almeno altre due dimensioni.
Una più personale: una storia è un labirinto emotivo, in cui il viaggiatore fa i conti con memorie, vissuti, emozioni. Tracce che talvolta sembrano riaffiorare, offrendo ogni volta una scelta: la storia deve finire sempre nello stesso modo o può evolvere in una qualche direzione?
Un’altra, più pubblica, sociale: da bravi animali relazionali, tutti siamo immersi in un brodo culturale che somma, moltiplica e condiziona comportamenti. La pressione sociale, il decoro, ciò che viene ritenuto appropriato dalla maggioranza diventa un valore collettivo talvolta scomodo, andare contro il quale può essere costoso.
Sono ambedue dimensioni mitologiche: personale o sociale che sia, il mito cerca di spiegare la realtà con una storia, spesso sottolineando la differenza tra ciò che si vive e ciò che si vorrebbe vivere. E nelle storie tali dimensioni si intrecciano e sovrappongono, disorientando il viaggiatore e diventando il presupposto di quella ricerca di (maggiore) felicità che lo anima.

La domanda, forza propulsiva

Qual è la forza propulsiva in questo viaggio di storie?
Pur rimandando alla già citata ricerca di felicità, si può essere più specifici e ragionare in termini di bisogni, in tutte le diverse forme – emotivo, economico, relazionale… –, che si possono sperimentare. Oppure di curiosità, il desiderio di sapere, sperimentare, imparare di più, sempre nella speranza che la direzione scelta consenta alla fine di scoprirsi più felici.
In ogni caso, tale forza propulsiva si può tradurre in uno potente strumento di lavoro: la domanda.
Per cercare risposte serve una domanda.
Di più: è la domanda giusta che consente il progredire del viaggio.
Che cos’è che mi renderebbe felice in modo da non voler cercare altro?

Il filo nel labirinto

Per fare sintesi: sarà un viaggio in un labirinto di storie, i cui protagonisti si interrogano su come essere (più) felice. Storie che, cucite insieme, come un filo disegnano il percorso compiuto, il risultato di scelte fatte affrontando ciascuna domanda.
Un filo che, come nella storia di Teseo ed Arianna, consente di ritrovare a ritroso la via percorsa. E, potenzialmente, di uscire dal labirinto.

Il filo nel labirinto è un viaggio tra le storie per ritrovare le domande con cui ripercorrere la propria, di storia. Il proprio, di percorso. Domande su cui riflettere da soli o insieme, nella consapevolezza che le scelte per essere felice che ciascuno ha preso possono far capire qui ed ora perché si è quello che si è. E, soprattutto, chiedersi dove ha senso andare.

Il viaggiatore

Il viaggio non è l’emozione di attimi pericolosi
Il viaggio è la gioia del tempo
Pericolo è stare rinchiusi

Direzione casuale, non prevede sosta
Chi viaggia detesta l’estate
L’estate appartiene al turista

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
Lui viaggia perchè di mestiere
Ha scelto il mestiere di vento.

Mischiare presente e ricordi
Le strade possibili fatte
Fu forse salsedine o neve
Fu forse ponente o levante

L’amore lasciato sospeso,
Qualcuno ne approfitterò
Ma questo riguarda il ritorno
Remota possibilità

Il viaggiatore viaggia solo
E non lo fa per tornare contento
Lui viaggia perchè di mestiere
Ha scelto il mestiere di vento.

Se impari la strada a memoria
Di certo non trovi granchè
Se invece smarrisci la rotta
Il mondo è lì tutto per te

Paese significa storia
E storia significa lingua
Impara la tua direzione
Da gente che non ti somiglia

Il viaggiatore viaggia solo
E non lo fa per tornare contento
Lui viaggia perchè di mestiere
Ha scelto il mestiere di vento.

(Fonte: I Mercanti di liquore)

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